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Riflessioni sul futuro

Anche il serpente che non può cambiare pelle muore. E lo stesso accade agli spiriti ai quali s'impedisce di cambiare opinione: cessano di essere spiriti.

Friedrich Nietzsche (Aurora)

 

Presentazione

Il testo che segue è la versione integrale della relazione presentata alla conferenza dei programmatori Amiga (IPISA), tenutasi a Milano il 30 novembre 1996. L'articolo comprende i principali interventi del pubblico.

 

Introduzione

Vorrei iniziare con una domanda al pubblico, a cui prego di rispondere per alzata di mano. Nel rapporto tra passione informatica e lavoro, quanti di voi si trovano di fronte a una scelta importante da fare, da qui ai prossimi due-tre anni? [Alzano la mano circa 400 persone.]

Non credo sia necessario chiedere quanti cercheranno di ottenere un lavoro che gli piace. Do per scontato che sia così. Ma per quanto possa sembrare altrettanto ovvio, ci tengo a sottolineare l'importanza di impostare bene il discorso dall'inizio.

Da 10 anni ho la fortuna di unire passione e lavoro con Amiga, tra sfide tecnologiche ed esistenziali. Non cambierei con nulla questi 10 anni. Abbiamo partecipato a un mondo che si complica, invece di semplificarsi. In tutti i campi vige ancora il «di più è meglio». Pare poi che queste tendenze si concentrino proprio nell'informatica, mentre nella stessa informatica si ripongono le speranze di un mondo più snello, efficiente e con meno burocrazia.

Vorrei presentare pochi dati e qualche spunto di riflessione. Sarei felice se le mie conclusioni personali fossero oggetto di discussione. Il testo integrale di questo intervento, insieme alle principali domande poste a voce in sale e, successivamente, via posta elettronica, sarà poi consultabile all'indirizzo https://cloanto.com/users/mcb/19961027futuro.html.

Il mio messaggio è di fare cose belle, di essere coerenti nelle proprie scelte, di far valere quello che ci piace. Il fatto che siamo qui oggi dice già metà delle cose che vorrei dire: abbiamo l'idealismo di chi ha scelto Amiga, e la coerenza di chi ha tenuto duro, superando non poche avversità (dalle piccole battutine di chi sa poco di noi, tranne che usiamo Amiga, alle incompatibilità più grandi che purtroppo ci tagliano fuori da molte avventure informatiche).

Carl Sassenrath, uno dei creatori di Amiga, ha scritto proprio questa settimana: «Per piacere, amici miei, rimanete i 'ribelli' che siete». Uno dei quesiti che affronto in questo intervento è: una scelta che riunisca standard, eccellenza e una ribelle voglia di diverso, qualità e libertà, passione e lavoro, è possibile? Secondo me sì.

Avere una scelta è importante, se non altro per farci sentire liberi. Anche per questo Amiga va così bene in Polonia, in Russia, e in altri paesi appena usciti da un regime che consentiva ben poche scelte. La concorrenza è importante per una tecnologia migliore, ma la libertà di scegliere è importante per l'uomo. È importante che ci siano alternative.

 

Alcuni fatti ed eventi del 1996

Tra alti e bassi, procedono le trattative per la fusione di tecnologie di Macintosh e Be. Si parla di microkernel Be e strati esterni di Apple per interfacciarsi a quella varietà di standard che riempie il nostro mondo informatico, legandolo al mondo «reale». Qualche fonte Apple si è anche sbilanciata a dire che Apple prevede che in futuro potremmo vedere un Mac OS 8, fuso a Be OS, su piattaforme Intel. Su altri fronti procedono inoltre trattative con Next e Sun.

Sempre restando intorno ad Apple, che ha in comune con Amiga molti vantaggi e svantaggi della voglia di diverso, oltre a essere passata per un cambio di piattaforma che Amiga potrebbe ancora intraprendere, la cronaca degli ultimi giorni ci porta altri alti e bassi.

Per esempio, la società Metrowerks, famosa per i suoi strumenti di sviluppo che dominano i mercati legati ai sistemi Mac e Be, e che in parte non hanno eguali su altre piattaforme, ha appena completato un port del proprio kit per sviluppatori CodeWarrior su Windows 95 e NT. Questa scelta, nata da una posizione molto forte in dei mercati che la Metrowerks conosce sicuramente bene, si presta a diverse interpretazioni.

Negli stessi giorni la Power Computing, nota produttrice di cloni Macintosh, ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Be per la vendita di Be OS sui propri cloni Mac. Come gli utenti Amiga ricordano, anche la Pios, nata da un gruppo di persone staccatesi da Amiga Technologies, sta cercando di proporre dei cloni Macintosh con dei sistemi operativi in più, che potrebbero comprendere Amiga.

Dalle notizie appena citate si potrebbe trarre una conclusione generale: secondo queste aziende, diverso è bello, ma non da solo.

Sul fronte specifico PowerPC è sempre di questa settimana l'annuncio della disponibilità da parte di Motorola di una scheda madre CHRP/PPC, chiamata Yellowknife. Questa scheda, indispensabile per gli sviluppatori di sistemi «aperti» basati sul PowerPC, giunge con qualche anno di ritardo. In questi anni, infatti, erano stati sì definiti degli standard per i calcolatori desktop basati sul PowerPC (prima la specifica PReP, poi quella CHRP, ora chiamata più semplicemente PowerPC Platform), ma nessun costruttore vi si era adeguato. Apple, che avrebbe potuto imporre il PowerPC come standard per un sistema alternativo, ma aperto, di personal computer, ha sinora preferito agli standard un'architettura proprietaria.

Oltre a non aver conquistato una posizione di forza nei personal computer, come veniva auspicato qualche anno fa, il PowerPC si è visto sfumare diverse altre possibilità. Per esempio, Motorola è stata sorpassata di una generazione da Intel, che ha investito miliardi di dollari in processi di produzione di processori a 0.35 micron, mentre il PowerPC attuale è costruito ancora con tecnologia a 0.5 micron. Noi amanti del diverso amiamo sostenere che «piccolo è bello», ma l'esempio di Intel mostra che a volte sono indispensabili massicci investimenti per ottenere determinati risultati. Mentre qualche anno fa il PowerPC aveva un rapporto prezzo/prestazioni doppiamente interessante rispetto ai processori Intel, oggi questa differenza si è appiattita di fronte a dei processori Pentium e Pentium Pro che riuniscono compatibilità e velocità, con i bassi costi resi possibili dal fatto di essere «standard». Dal punto di vista dei risultati, la semplice eleganza interna del PowerPC può poco di fronte alla potenza (aiutata da un'abbondante memoria cache) degli odierni processori Intel, soprattutto quando i costi si misurano non nel solo microprocessore, ma nel sistema completo.

Sun Microsystems ha da poco sospeso l'implementazione PowerPC di Solaris 2.6, consigliando ai propri sviluppatori di terminare gradualmente lo sviluppo su PowerPC, e di archiviare il proprio lavoro in questo campo.

Da tempo si sapeva che IBM ha fatto la stessa scelta per OS/2, di cui non esisteranno nuove versioni per PowerPC. Più in generale, su OS/2 si potrebbe forse dire che anche in IBM qualcuno taglierebbe volentieri l'intero sistema operativo, apparentemente venduto in perdita, ma ciò non è possibile. Pare infatti che i 3000 più importanti clienti IBM che hanno integrato OS/2 nelle loro organizzazioni, da soli, rappresentino quasi un terzo delle entrate di IBM, e ciò va indubbiamente rispettato. In questa logica il PowerPC non conta, né contano molto di più i rimanenti 14 milioni di utenti OS/2 (ammesso che ogni copia di OS/2 regalata insieme a una rivista o allegata a un calcolatore possa essere contata come un utente). Insieme a Bull, IBM pare inoltre intenzionata ad abbandonare anche Windows NT su PowerPC, indirizzando questi utenti verso la piattaforma Intel. A questo punto, a Microsoft non resterebbero molti motivi per continuare a investire in NT su PowerPC.

 

Amiga: 1996 in cifre

Le tabella che segue indica la distribuzione stimata degli utenti attivi Amiga, calcolata sulla base di dati ricevuti nel 1996:

Germania       55%
Gran Bretagna  29%
Francia         4%
Polonia         3%
Italia          2% 

In ordine decrescente seguono: Spagna, Svizzera, USA, Olanda, Croazia, Belgio, Svezia, Australia, Grecia, Finlandia, Danimarca, Norvegia, Russia, Malta, Portogallo, Lussemburgo, Slovenia, Estonia, Canada, Serbia, Brasile e Tailandia. Austria e Germania sono stati registrati come un unico paese. Paesi rappresentati da meno di 10 utenti registrati non sono stati conteggiati.

I dati sono stati calcolati in base al numero di utenti registrati di tutti i prodotti Cloanto, compresi quelli forniti insieme ai calcolatori Amiga 1200 e Amiga 4000. Sulla base di precedenti dati di vendite e di registrazione, sono stati applicati dei fattori di correzione per tenere conto di piccole diversità nel rapporto vendite/registrazioni dei vari paesi. Facendo delle analisi separate, si noterebbe come ad esempio la Polonia precede l'Italia nella vendita di nuovi calcolatori Amiga, mentre in Italia si vende decisamente più software.

Riguardo alle modalità di invio delle schede di registrazione, cito qualche curiosità: dalla Scandinavia (principalmente Svezia e Norvegia) ci arrivano, a volte, le schede allegate a una cartolina di nudo femminile. Ho verificato che ciò si verifica solo con le schede inviate dalla Scandinavia verso l'Italia, e non verso altri paesi. Gli italiani, invece, amano le raccomandate, spesso e volentieri con ricevuta di ritorno.

I dati forniti dai principali distributori Cloanto consentono di fare delle ulteriori stime (frutto di molto lavoro, ma certamente discutibili e senza pretesa di assolutezza).

Nel corso del 1996, gli utenti attivi Amiga sono calati del 30% (per utenti attivi intendiamo coloro i quali acquistano software Amiga). Per ogni utente che ha deciso di investire in software per Amiga, la spesa media annuale è però rimasta invariata.

Il numero dei negozi in cui è possibile acquistare software Amiga è calato del 30%. Vi è una concentrazione verso la vendita per corrispondenza, che ne trae vantaggio.

Le vendite di programmi commerciali per Amiga sono mediamente calate del 40%, soprattutto per quanto riguarda i titoli che costano più di 100 mila lire (o 100 marchi tedeschi).

Le vendite di software liberamente distribuibile su CD-ROM sono calate del 50%. La qualità e la diffusione della serie Aminet costituisce al tempo stesso la causa di questo, e l'eccezione a questo dato. La serie Meeting Pearls conferma, nelle vendite, di essere l'unica alternativa ad Aminet seriamente considerata.

In generale, i prodotti su floppy disk vendono male, e i prodotti a basso costo su CD-ROM vendono bene. Sono favoriti tutti quelli che godono di una minore concorrenza, come i produttori di nuovi giochi su CD-ROM.

La grande maggioranza delle principali software house per Amiga ha cessato di investire in nuovi programmi Amiga più di 18 mesi fa. Qualcuna si limita a delle novità puramente «estetiche». Chi è rimasto conferma che per i nuovi programmi sempre più spesso non si arriva al pareggio tra investimenti ed entrate.

Degli utenti Amiga, chi aveva più possibilità economiche (e un po' meno «fede» in Amiga, si potrebbe aggiungere) è stato tra i primi ad acquistare un PC. Ciò ha tolto al mercato del software Amiga una fetta importante di utenti attivi.

Oltre il 90% delle nuove vendite di calcolatori Amiga (esclusi i paesi dell'Europa orientale) è da anni rappresentato da utenti che sostituiscono un vecchio Amiga con un Amiga 1200. Questo mercato, sostanzialmente senza nuovi utenti, sta raggiungendo il punto di saturazione, e sta crollando.

I dati qui indicati sono delle medie in cui la Germania ha una forte maggioranza. Separando i paesi, si potrebbe dire che in Germania la situazione è migliore, mentre negli altri paesi è peggiore.

Se riviste e fiere possono essere un dato significativo, in Gran Bretagna Amiga Shopper e Amiga Computing stanno chiudendo, mentre la più grande rivista Amiga del mondo, la tedesca Amiga Magazin, sta riducendo il numero di redattori: a metà anno erano sei, ora sono tre (di cui due provenienti da una redazione di C64), mentre per fine fine anno si prevede che rimarrà uno solo. La più grande fiera Amiga, tenutasi un mese fa a Colonia, quest'anno aveva una superficie dimezzata rispetto all'anno scorso.

Per la Cloanto il mercato Amiga va bene, ed è in crescita continua. Personal Paint è il leader incontrastato della grafica basata su palette, i CD-ROM Cloanto vendono bene, e persino un titolo come Personal Write, scritto da chi vi parla molti anni fa, resiste al quarto posto delle classifiche di vendita di programmi in edizione floppy disk in Germania. Certamente stiamo traendo vantaggio anche da una minore concorrenza: Deluxe Paint e Brilliance non esistono praticamente più. La situazione del software Cloanto per Amiga, da un punto di vista commerciale, è comunque paradossale e pericolosissima: stiamo crescendo in un mercato che va scomparendo.

A titolo di confronto, fuori dal mondo Amiga il mercato del software è in crescita. Anche se i numeri non sono brillanti come negli anni passati, restano pur sempre buoni. Secondo la Dataquest, il mercato mondiale di prodotti come le «suite» gode di eccezionale salute, con una crescita del 24% rispetto all'anno scorso. La Software Publishers Association (SPA) indica che in Europa le vendite di software sono aumentate del 10%, mentre in paesi come l'Italia l'incremento ha toccato il 30%.

 

Motivazione e scelte

Secondo voi, quale potrebbe essere un test che deve superare un lavoro, per poterlo definire un bel lavoro? La stima di sé, l'invidia degli amici, la soddisfazione che ci resterà tra cinque o dieci anni?

Vi ricordate la storia di John Sculley, passato dalla guida della Pepsi Cola a quella della Apple? Nel 1983, nel tentativo di convincere John Sculley a passare alla Apple, Steve Jobs gli fece una domanda decisiva: «Hai intenzione di vendere acqua zuccherata per il resto della vita, o vuoi avere una possibilità di cambiare il mondo?»

Noi cosa vogliamo fare?

I programmatori hanno, più di altri, la possibilità di avere un forte impatto sul mondo. La scelta può essere altrettanto difficile. Un lavoro noioso di giorno, forse con il pensiero della pensione come unica consolazione, e l'Amiga la sera, o la costante eccitazione di fare qualcosa di grande, di cambiare radicalmente la vita alla gente? Ci sono, al mondo, attività tecniche e casi umani in cui ci sarebbe estremo bisogno del nostro contributo.

Nello scrivere software, vogliamo reinventrare la ruota, o fare qualcosa di nuovo? Vogliamo fare marketing, o programmazione? Vogliamo vendere acqua zuccherata, o avere una possibilità di cambiare il mondo?

Quello che sceglieremo di fare, ci piacerà ancora, tra 5 o 10 anni? O li considereremo anni persi? Si vive una volta sola. Si è giovani una volta sola. Certe strutture complicate si possono, mediamente, gestire a memoria fino a 25-30 anni, ma poi, piano piano, ci dobbiamo consolare con l'esperienza.

Domani, o fra un anno, avremo un lavoro così bello che potremo spiegarlo agli amici, e loro vorranno seguirci? O tradiremo quello spirito coraggioso che ci ha fatto andare controcorrente fino a oggi? Forse le circostanze non ci permetteranno di scegliere, ma in buona parte dipenderà da noi. Credere che «se si vuole si può» fa bene. Non ascoltare chi ci dice «questo è impossibile, non si potrà mai fare» può fare altrettanto bene.

Sono idealista. E in questi 10 anni di passione e lavoro ho capito quanto sia importante che ci sia qualcosa sotto. Altrimenti crescere non basta. Credo che questa necessità sia comune a molti tra quelli che hanno scelto Amiga. Un lavoro come un altro non ci basta. Forse all'inizio sì, ci affasciniamo dalle prospettive di crescita, ma dopo 5 anni ci accorgiamo che è tutto routine. Faccio questo discorso qui, perché ho visto molti amighisti cascarci, me compreso. Pensateci bene, prima: cosa vi piace?, cosa vi spinge a farlo? Quanto ci interessano i soldi? Quanto ci interessa avere un impatto positivo sulle vite degli altri? Amiamo fare tutto da soli, o preferiamo concentrarci nel nostro campo nell'ambito di un'organizzazione? Quanto avanti desideriamo pianificare? Cerchiamo la sicurezza, o amiamo il rischio? Preferiamo investire in una nicchia, in un mercato verticale sicuro, o desideriamo puntare su un cambio di generazione, una nuova onda, ed essere più veloci dei grandi? A noi la scelta.

E poi ancora, cerchiamo altre risposte dentro di noi: Che cosa ci spinge ad amare il piccolo Amiga e a respingere il grande PC? È la voglia di diverso, un facile attaccamento al passato, o è la voglia di fare le cose bene, sempre meglio? Queste risposte sono in noi, non nel mercato.

 

Una favola di villaggi e di grandi città

Secondo voi, si può dire che il sistema operativo di Amiga è come una sana realtà paesana, che deve competere con un mondo di grandi città?

Siamo d'accordo che la vita di paese è "migliore" di quella di città? Sguardi sinceri diritti negli occhi, forti strette di mano. La vita è quella di sempre. Tutti si conoscono. Si conoscono bene anche i possibili problemi quotidiani, che sono facilmente gestibili da una organizzazione semplice, dove una persona riesce di solito a risolvere tutto con due mani. Si ha l'impressione di avere il controllo della situazione. Persino i sistemi operativi stanno su un paio di dischetti. Vi ricorda qualcosa?

Nelle grandi città, la vita è diversa, più complicata. Ci si perde. È tutto così vasto che i sistemi operativi riempiono interi CD-ROM. Certo, non può che essere così: centinaia di milioni di persone usano il «plug and play» (anche detto «plug and pray») con migliaia di modelli di stampanti, schede grafiche, schede audio, schede di rete, modem, mouse, CD-R, DVD, MIDI, MPEG, ISDN, sistemi di vieoconferenza, riconoscimento vocale, audio tridimensionale, funzioni per disabili, compatibilità con il passato...

Poi, certo, c'è Internet, che qualche anno fa era ancora un piccolo villaggio, e adesso è diventata la più selvaggia delle città. Nelle strade, Microsoft e Netscape si sparano fucilate HTML, cercando di rallentarsi a vicenda, se non uccidersi. Scorre sangue innocente, mentre il carico di novità si fa troppo pesante per la gente di paese: macchine virtuali Java, JavaScript, Active X, RealAudio, ActiveMovie, Quicktime, Acrobat, font Adobe, dynamic HTML, estensioni TIFF, PNG, VRML, transazioni sicure, compilatori JIT, risoluzioni sempre più elevate, frame, fogli di stile, telefonia, firme digitali, crittazione, merchant server e server da mettere sotto il lavandino...

La comunità Amiga è cresciuta e prosperata in una dimensione di villaggio, ma ora sta affrontando tempi duri, molto duri. Le case mostrano i segni dell'età, e quelli che potrebbero ripararle hanno lasciato il villaggio. Il tasso di natalità è zero: non ci sono più le generazioni PET e C64 che possono venire in aiuto con nuove energie. I pochi giovani rimasti crescono e imparano nel villaggio, ma appena possono se ne vanno. I migliori scelgono i centri delle grandi metropoli, dove anche i ricchi possidenti dei villaggi sono andati a investire i loro soldi. E persino quelli che continuano ciecamente ad amare la vita di villaggio stanno oggi considerando un posto nuovo... dove le api volano in coppie [leggi: «sistemi biprocessore BeBox»]. Il mercato di consumo è stato uno degli ultimi a essere invaso, ma ora sta accadendo anche qui: sistemi operativi metropolitani, browser Internet metropolitani (ormai possenti quasi quanto un sistema operativo) sono qui, nel nostro villaggio, e lottano nelle nostre strade di paese.

Fuori dalla protezione del villaggio, bisogna preoccuparsi anche della «massa critica»: persino OS/2 e il Macintosh, molto più «cittadini» di Amiga e con una presenza molto più forte, raccontano storie di aziende in crisi e utenti isolati dall'incompatibilità. Se non si raggiunge una massa critica non ci si possono permettere determinati investimenti, e ci si indebolisce sempre più. Le dimensioni di questa massa critica stanno aumentando ogni giorno che passa, così come aumenta la complessità dei sistemi. Purtroppo, le tecnologie di oggetti e componenti universali non sono ancora pronte per restituirci un equilibrio in cui «piccolo è bello».

 

In pratica

Abbiamo scelto Amiga, abbiamo resistito, siamo qui oggi. Questo vuole veramente dire che siamo idealisti? O no, almeno non più? Di certo, è stato comodo: un sistema operativo che non cambia da 5 anni. Ci vogliono pochi sforzi per adattarsi a un mondo che non cambia.

Gli utenti Amiga hanno toccato un pezzo di un futuro informatico in cui tutto sarà più stabile. Un vantaggio non da poco. Chi ce lo fa fare, di reinstallare metà del nostro software ogni sei mesi? Per non parlare delle generazioni hardware: 286, 386, 486, P5, P6, MMX, ISA, MCA, VESA, EISA, PCI...

Ma quello che è bene per l'utente, forse è pericoloso per un giovane programmatore. 10 anni fa, eravamo 10 anni avanti al nostro tempo. Negli ultimi cinque anni, però abbiamo avuto modo di imparare ben poco di nuovo, da Amiga.

Tutti ricordiamo quando Intel era sinonimo di «blocchi di memoria non più grandi di 64 Kbyte» e Microsoft voleva dire «nomi di file 8+3». Io stesso, un anno fa, in questa sala, ho detto: «mai usato DOS in vita mia». IPISA dopo IPISA, siamo al 1996. Sono passati più di 10 anni dal primo Amiga.

Oggi, se non sai chi è Larry Ellison ti guardano storto. Larry Ellison, a capo della Oracle, va in giro per il mondo parlando del «computer da 500 dollari» che Oracle, Sun e altri vorrebbero venderci, soprattutto per vendere i loro costosi server senza cui non funzionerebbe più niente. Ora regalano Java e attirano l'attenzione su oggetti da 500 dollari, ma sono aziende che devono le loro fortune ad altri prodotti.

Noi per 10 anni abbiamo avuto il computer da 500 dollari, senza manutenzione. Un computer che per 10 anni ha continuato a funzionare anche senza disco rigido con le ultime versioni dei programmi più noti. Mentre gli altri impazzivano a cambiare schede madri e sistemi operativi, noi abbiamo goduto di un privilegio non da poco. Ora però ci sentiamo un po' esclusi. Forse, ho il dubbio, proprio per questa minaccia di esclusione, mista a un attaccamento a un mondo bello e un po' troppo facile, ci siamo costruiti una barriera difensiva, di rifiuto verso altre possibilità.

Intorno a noi ci sono molte guerre, in ogni senso. È in corso, per esempio, una sfida tra NT e Unix, anzi, tra NT e il resto del mondo, Be OS compreso. Ma del Be, come di altri sistemi, avevo già parlato a IPISA un anno fa, e oggi ne parleranno altri, venuti qui appositamente.

Mi sto avvicinando a un tema delicato, e ho deciso di ricorrere a un trucco... Vi capita mai, camminando per la città, che vi si avvicini un giovane, e per vendervi una penna, o un quadro stampato, inizia il discorso chiedendo se «avete pregiudizi verso questa o quella categoria di persone»?

Noi, abbiamo pregiudizi verso Intel e Microsoft?

Indossiamo magliette colorate con scritto «Billgatus of Borg» e «Hiroshima 45, Chernobil 86, Windows 95». Ci piace dire che grande è male. Ma è una posizione razionale, o una posizione di comodo? Perché ce l'abbiamo tanto con certi «grandi»?

Giorni fa ho cercato sul sito Aminet, che vanta di essere una delle più grandi collezioni di software del mondo, qualsiasi cosa che potesse essere utile per chi deve collegare un Amiga a una rete con dei PC. In diversi motori di ricerca ho usato una varietà di parole chiave, da «Microsoft» a «Windows». Mi aspettavo di trovare almeno degli articoli, se non dei driver di rete o dei programmi per facilitare la connettività tra i due mondi. Invece nulla di tutto ciò. Solo una inutile (anche se forse divertente) lista di immagini e testi denigratori del mondo Windows.

Lo trovo triste, perché il contenuto di Aminet è in gran parte creato da programmatori. I programmatori Amiga che conosco e di cui so che si sono immersi nei nuovi ambienti di sviluppo di Microsoft, dicono che per la prima volta si sono sentiti trattare da re. Ma forse è proprio per questo che non li troviamo più su Aminet.

Amiga a parte (ha sempre tenuto testa a tutti), il mio passato personale mi ha portato a preferire OS/2, nel lontano 1989. Tre anni fa avrei acquistato solo computer PowerPC. E fino all'anno scorso mi tentava Taligent (pochi lo sanno, ma Cloanto era uno dei pochi partner beta a livello mondiale di Taligent). In privato come in azienda ho visto spendere fortune per una sana esplorazione delle migliori possibilità del momento. Oggi, tra i sistemi operativi, sto studiando a fondo NT. E confesso che dico «NT», non «Windows NT», cercando quasi di nascondere la parola «Windows», forse con lo stesso pudore che qualche Amighista ha quando deve svelare a un estraneo di avere un «Amiga».

Vorrei concludere questo intervento aggiungendo la mia sul dibattito che ci porta a considerare architetture e sistemi operativi che vanno oltre l'Amiga attuale. Nell'ambito di piattaforme specifiche e alla nostra portata (per intenderci, quelle che costano al massimo quanto un Amiga 4000 in configurazione simile), la mia attuale opinione personale è la seguente: la soluzione ultima, in termini di velocità del software Amiga non emulato, sarà il 68060, non il PowerPC. Questo perché la gran parte della base installata del software resterà principalmente 68K. Non vedo infatti nessuno che possa investire, come ha fatto anni fa la Apple, enormi energie e capitali per incoraggiare una migrazione del genere. Né vedo più di una manciata di importanti sviluppatori di software ancora attivi su Amiga, né ritengo si possa pretendere che i rimanenti programmatori che costituiscono il mondo Amiga, che sono moltissimi, ma generalmente singoli e spesso studenti, acquistino il necessario hardware PowerPC, che attualmente costa più di un Amiga nuovo. Per quanto riguarda una eventuale migrazione del sistema operativo di Amiga, poi, è noto che al mondo si contano sulle dita di una (mezza?) mano le persone che sarebbero in grado non di estenderlo od ottimizzarlo, ma anche solo di ricompilarlo.

Riguardo agli altri sistemi, ritengo che il Be OS possa meglio soddisfare le passioni e la voglia di imparare di un utente Amiga desideroso di cambiare, mentre giudico Windows NT 4.0 su processori Intel la piattaforma che al momento può unire meglio la passione e il mondo produttivo. Volutamente non ho considerato la fascia di sistemi indirizzati a un mercato più elevato di quello più tipicamente da ufficio e di consumo (per esempio le stazioni di lavoro Silicon Graphics o Sun).

In poche righe ho forse aperto molte possibilità di discussione. Spero che sia così. Credo che la peggior cosa che possa capitare alla comunità Amiga sia la fine delle discussioni, dei confronti, degli scambi, delle idee.

Grazie.

(Software proiettato sullo schermo: Personal Paint 7.0 su emulatore Amiga UAE, versione DirectX/Windows NT 4.0)

 

Domande e risposte

D: Non ho capito la citazione di Nietzsche. Cosa intendevi dire?

R: Il nostro attaccamento ad Amiga è molto forte. Volevo parlare del bisogno e del coraggio di mettere tutto in una sana discussione, partendo da sé stessi, e questa citazione mi è sembrata appropriata. Ero tentato di citare «Solo i paranoici sopravvivono», di Andy Grove, ma questa frase mi sembrava meno ampia e meno facilmente applicabile a un piano anche personale.

D: Non concordo sull'esempio della fiera di Colonia come uno degli indicatori dell'andamento del mercato Amiga. Una fiera può essere influenzata da altri fattori, come una depressione delle fiere «mercato».

R: Va bene. Sono d'accordo che è effettivamente possibile che una fiera, per quanto all'80% Amiga, possa passare un brutto momento per altri motivi. Ho citato degli esempi che mi parevano adatti, ma la mia impressione generale, alla base di questi esempi, deriva da una somma di molti altri fattori. Riguardo alla fiera, sono anch'io curioso di vedere come andrà nel 1997.

D: L'«emulatore» che hai mostrato, su un computer portatile, è vero o è un trucco?

R: Verissimo. Molti mi hanno visto lavorare sul computer prima dell'intervento, forse pensando che stessi usando Windows. Invece non ho mai smesso di usare Personal Write e Personal Paint su Amiga OS 3.1, più o meno alla velocità di un Amiga 1200, più stabile di una roccia. Il notebook Amiga esiste...

D: Non sono d'accordo che Amiga non può fare tutto quello che si può fare su un PC. Al contrario...

R: La discussione potrebbe essere lunghissima... Nella loro vastità, anche sistemi relativamente nuovi come NT lasciano spazio per la critica come per l'eccellenza. Al di là del sistema operativo, mi pare che la comunità di sviluppatori Amiga ha mostrato, a volte, di avere una visione parziale di quella che è la domanda e l'offerta di software nel mondo, tralasciando forse anche opportunità molto interessanti. Non c'è solo Amiga, soprattutto se si vuole fare della passione un lavoro, e non vedo contesto migliore per cercare di stimolare una discussione su questo, se non una conferenza Amiga. Ringrazio per gli applausi, ma certamente trovo più costruttivo un confronto di idee come appunto questo dibattito. Visto il tempo limitato di oggi [ci stanno invitando a lasciare la sala], mi farebbe piacere continuare la discussione, o inizare nuovi scambi di idee, magari via posta elettronica.

D: Alla Cloanto avete già deciso per che sistemi operativi svilupperete in futuro?

R: Più che i sistemi operativi, abbiamo scelto delle direzioni per alcune applicazioni. Oltre ai programmi già noti nel mondo Amiga, intendiamo sviluppare programmi legati a Internet e nuovo software per disabili. Già ora sviluppiamo delle applicazioni verticali, meno note al grande pubblico. Intendiamo crescere nei campi in cui siamo più bravi, senza smettere di guardarci intorno. Idealmente vorremmo sviluppare solo cose nuove, eccitanti, facili da usare e di qualità, legate a un forte impatto e a una grande motivazione.

D: State cercando aiuto?

R: Sì. Anche per iniziare questo tipo di discorso, consiglio la posta elettronica.

 

© 1996 Michele C. Battilana

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